Ricordo ancora il mio primo curriculum. Lo scrissi in una serata di fine estate, con una birra a fianco e Google aperto su “come scrivere un buon CV”. Non avevo la minima idea di cosa stessi facendo. Copiai un modello trovato online e iniziai ad aggiungere frasi che mi sembravano intelligenti, professionali, credibili. Il risultato? Una sfilza di dichiarazioni generiche che, a leggerle oggi, mi fanno quasi sorridere:
“Ottime capacità relazionali”,
“Forte propensione al lavoro in team”,
“spiccato problem solving”.
In realtà, non sapevo nemmeno cosa intendessi con quelle frasi. Erano parole vuote, perché non avevo ancora capito una cosa fondamentale: un curriculum non serve a impressionare, ma a far capire chi sei davvero e cosa sai fare bene.
Per un po’ di tempo andò avanti così. Mandavo candidature come si lancia il riso ai matrimoni, sperando che qualcuno lo raccogliesse. E ogni tanto succedeva. Qualche colloquio arrivava, ma poi finiva lì. Mi presentavo, raccontavo le stesse frasi del curriculum, e tornavo a casa con la sensazione che qualcosa non stesse funzionando. Avevo in parte le competenze che dicevo di avere, avevo sicuramente tanta voglia di fare. Ma non sapevo come comunicarle.
Poi la vita, come spesso accade, mi ha messo dall’altra parte del tavolo.
Dopo alcuni anni, iniziai a lavorare come freelance, mescolando sviluppo web e digital marketing. Ero io a gestire i progetti, i clienti, le scadenze. A un certo punto il lavoro aumentò, ed ebbi bisogno di qualcuno che mi affiancasse. Così iniziai a cercare dei collaboratori. Mi arrivavano CV ogni giorno. Alcuni lunghi cinque pagine, altri brevi come un biglietto da visita. Tutti pieni di frasi standard, molto simili a quelle che usavo io agli inizi.
Ed è lì che ho capito.
Quando ricevi decine di curriculum, ti basta una manciata di secondi per capire se c’è qualcosa di autentico. Cerchi qualcuno che ti parli davvero. Che non ti dica solo “so usare WordPress” ma che ti spieghi come ha risolto un problema per un cliente. Che non si limiti a scrivere “team player” ma che ti racconti un episodio in cui ha collaborato bene con altri.
Cerchi differenza, chiarezza, concretezza.
Quel periodo mi ha insegnato più di qualsiasi guida online. Mi ha fatto capire che un curriculum efficace non è quello che suona “giusto”, ma quello che suona vero. Quello che riesce a trasmettere non solo cosa fai, ma come lo fai — e soprattutto perché lo fai.
Da quel momento ho completamente ripensato il mio modo di scrivere CV. Non per sembrare migliore, ma per sembrare me stesso. In modo onesto, diretto e – soprattutto – memorabile.
Cosa ho imparato leggendo decine di CV e cosa cercavo davvero
Quando ti trovi a cercare collaboratori per i tuoi progetti, succede una cosa curiosa: inizi a vedere i curriculum non più come candidati, ma come messaggi. Ogni CV è come un’e-mail lasciata sul tavolo, una presentazione in assenza della persona. E a volte quei messaggi arrivano dritti al punto, altre volte si perdono in un mare di parole che dicono tutto e niente.
Nel periodo in cui cercavo supporto per i miei progetti – mi occupavo di progetti digitali, facevo lo sviluppatore web e mi occupavo anche di digital marketing — mi trovai a leggere decine e decine di curriculum. Alcuni erano precisissimi, quasi ossessivi nel dettaglio; altri invece vaghi, generici, con le solite frasi da manuale:
“Grande spirito di adattamento.”
“Attitudine positiva al problem solving.”
“Proattivo e autonomo nel raggiungimento degli obiettivi.”
Ok, tutto molto bello. Ma… cosa significa davvero?
Nel concreto, quello che cercavo io era qualcuno che potesse affiancarmi con competenze vere, ma soprattutto con un atteggiamento costruttivo, comunicativo, capace di risolvere problemi piccoli e grandi, in un mondo – quello digitale – che cambia ogni settimana. E purtroppo, quasi nessun CV mi aiutava a capirlo.
All’inizio facevo fatica anche io a mettere a fuoco che cosa cercassi davvero. Pensavo: “Mi serve qualcuno che sappia fare bene il suo lavoro”. Sì, ma cosa significa bene?
Poi ho iniziato a notare un pattern.
I curriculum che mi colpivano avevano 3 cose in comune:
1. Raccontavano una storia
Invece di buttare giù un elenco cronologico di esperienze, quei candidati tracciavano un filo conduttore. Raccontavano perché avevano scelto certi lavori, cosa avevano imparato, e come quelle esperienze li avevano fatti crescere. Alcuni parlavano di errori iniziali, di clienti difficili, di soluzioni trovate. Non c’era bisogno che fossero perfetti: bastava che fossero veri.
2. Mostravano consapevolezza
Un candidato scrisse: “So usare bene Facebook Ads, ma preferisco lavorare su progetti dove posso anche contribuire alla parte creativa”. Un altro disse chiaramente: “Non sono la persona giusta per lavorare con scadenze strettissime tutti i giorni, ma do il meglio quando posso organizzare le priorità con un po’ di margine.”
Ero colpito da quella chiarezza.
Invece di voler piacere a tutti, dimostravano di conoscersi. E per me, da selezionatore, era oro puro. Potevo capire subito se la collaborazione avrebbe funzionato oppure no.
3. Usavano esempi concreti
Non bastava scrivere “esperienza nella gestione dei clienti”. Quelli che si distinguevano aggiungevano qualcosa del tipo:
“In un progetto di redesign per un piccolo e-commerce, ho fatto da ponte tra cliente e designer, aiutando il cliente a chiarire i suoi bisogni e il team a non perdersi nei dettagli. Il risultato? Abbiamo rispettato il budget e consegnato in anticipo.”
Ecco, lì capivo subito che quella persona non stava solo dicendo di avere certe skill: me le stava in qualche modo dimostrando.
Un curriculum non è un poster pubblicitario: è un invito a conoscerti
Alla fine, quello che cercavo in un CV era semplice: chiarezza, onestà e valore.
Non volevo il “migliore” in assoluto. Cercavo qualcuno con cui potessi lavorare bene, che sapesse comunicare, che si prendesse cura dei dettagli e che avesse fatto quel piccolo sforzo in più per farsi capire.
E ti assicuro: quando leggi dieci curriculum tutti uguali, quello che si prende il tempo di dire davvero chi è, emerge subito. Non ha bisogno di urlare. Si distingue in silenzio, con semplicità.
Mi ha fatto pensare a quante volte, nella mia vita, ho cercato di “fare colpo” anziché farmi capire. E a quanto questo, nel mondo del lavoro, faccia davvero la differenza.
I 3 elementi chiave che un buon curriculum dovrebbe sempre contenere
Se dovessi oggi tornare indietro e riscrivere il mio primo curriculum, dopo tutto quello che ho imparato, metterei il focus solo su tre elementi fondamentali. Tre cose semplici, ma che fanno davvero la differenza tra un CV anonimo e uno che arriva dritto al punto.
1. Concretezza
Evita le frasi generiche come “ottime capacità comunicative” o “spiccato senso di leadership”. Meglio una frase semplice e concreta che racconti cosa hai fatto davvero:
Es. Ho gestito per 8 mesi un progetto SEO portando il traffico organico da 3K a 20K visite mensili attraverso le seguenti attività: bla bla bla..”
Mostra, non dichiarare. Le esperienze, se raccontate bene, parlano da sole.
2. Consapevolezza
Chi sei oggi, cosa sai fare bene e dove stai andando?
Non cercare di piacere a tutti: mostra la tua direzione. Una frase consapevole vale più di mille competenze buttate lì a caso.
“Sono un marketer creativo con una forte sensibilità per il design. Dò il meglio quando posso lavorare a stretto contatto con il team creativo e proporre soluzioni fuori dagli schemi.”
Essere chiari su chi siamo davvero aiuta chi legge a capire se siamo la persona giusta. E ci fa risparmiare tempo (a entrambi).
3. Stile personale
Il CV non è un certificato, è una mini-storia di te. E quella storia può avere voce.
Un’introduzione scritta in modo autentico, un tocco di umorismo (se ti rappresenta), o anche solo un linguaggio diretto e umano possono fare la differenza.
Es. “Mi occupo di sviluppo web da più di 5 anni. Sono uno di quelli che si entusiasma per una landing page ben fatta, e credo che il codice possa essere anche elegante. Sì, sono quel tipo di nerd.”
Non è questione di essere “simpatici”: è questione di farsi ricordare.
Ora o mai più: riscrivilo come se stessi parlando a qualcuno che stimi
Il CV non è una formalità, è un’opportunità per dire “Ehi, guarda che so fare davvero qualcosa. E forse posso farlo bene anche per te.”
Per questo va scritto con cura, attenzione e un pizzico di coraggio.
Pensalo come una conversazione con qualcuno che stimi. Qualcuno che vuoi davvero impressionare — non con titoli altisonanti, ma con la tua verità professionale.
Il resto viene da sé.
Pronto a riscrivere il tuo CV?
Non aspettare di avere “l’opportunità giusta” per mettere mano al tuo curriculum. L’occasione giusta potrebbe arrivare domani. O anche tra cinque minuti.
Prenditi oggi 30 minuti. Apri il tuo CV e chiediti:
- Racconta davvero chi sono?
- Comunica bene quello che so fare?
- È scritto per essere ricordato?
Se la risposta è “ni”… è il momento di agire.
Riscrivilo. Fallo tuo. Fallo parlare di te, non per te. Perché nel mondo del lavoro – proprio come nella vita – le opportunità non aspettano.
Now or Never.
E ORA TOCCA A TE!
Fai pratica con i nostri esercizi: il segreto per migliorare è nella costanza e nella determinazione. Non aspettare il momento perfetto – il momento è adesso, Now or Never! Mettiti in gioco con impegno e vedrai come i piccoli passi portano a grandi trasformazioni.
Per scrivere un curriculum con le caratteristiche descritte qui sopra, puoi esercitarti a riconoscere le tue competenze e a focalizzare il tuo scopo in ambito lavorativo.
Se senti di aver bisogno di lavorare su altro, non esitare a cercare gli esercizi che fanno al caso tuo!