Cari amici, buongiorno e ben ritrovati.
Oggi parliamo di lavoro e di obiettivi e lo facciamo raccontandovi (sul podcast potete ascoltare la versione raccontata a voce) un episodio incredibile, di una persona che è riuscita a raggiungere ambiziosi obiettivi credendo fino in fondo in se stessa.
Ti racconterò infatti la storia di un tipo tosto, uno che ha avuto il coraggio di cambiare rotta all’attività di famiglia, lottare contro chi non gli dava credito, ma nonostante questo continuare dritto per la sua strada. E no, non stiamo parlando di Elon Musk… ma di Kiichiro Toyoda, il papà spirituale della Toyota.
Facciamo un passo indietro. Anzi, guardiamoci dentro.
Quante volte ti sei sentito fermo, bloccato nel tuo lavoro? Magari hai un buon contratto, magari sei freelance e tecnicamente “libero”… ma dentro di te senti che non è lì che vuoi arrivare.
Hai un’idea, una direzione, ma non sai da dove cominciare. Oppure, peggio, hai iniziato qualcosa… ma sei rimasto nel limbo del “ci sto lavorando”. Diciamo che se ci stai lavorando da due anni e ancora non si vede niente… forse ci stai solo pensando.
La storia di Kiichiro Toyoda
Torniamo a Kiichiro Toyoda. Siamo nel Giappone degli anni ’30.
A quell’epoca non c’erano startup, coworking o digital nomad. C’era povertà, tensione sociale, e una nazione che stava cercando di capire cosa fare da grande. E in mezzo a questo fermento, spunta Kiichiro Toyoda.

Chi era Kiichiro? Un figlio di papà, direbbero alcuni.
Suo padre, Sakichi, era una leggenda. Aveva rivoluzionato l’industria tessile giapponese con i suoi telai automatici, un misto di genialità e artigianato che aveva proiettato la famiglia Toyoda tra i pionieri dell’innovazione.
Insomma, se fossimo in una serie Netflix, Kiichiro sarebbe “il giovane erede destinato a mantenere viva la fiamma del padre”.
Solo che lui… voleva fare altro.
Già da ragazzo non stava mai fermo. Smontava tutto quello che aveva delle ruote. Era affascinato da ogni cosa che si muovesse.
Visita le fabbriche Ford, studia l’organizzazione della produzione in catena di montaggio, osserva il modello occidentale con occhi assetati di futuro.
E lì si accende la scintilla:
“Il Giappone ha bisogno della sua industria automobilistica. Voglio essere io a crearla.”
Si laurea in ingegneria meccanica e poi… fa una scelta coraggiosa: parte per un viaggio di studio negli Stati Uniti e in Europa.
Un’esperienza che cambierà tutto.

Torniamo un attimo al contesto.
In Giappone, a quel tempo, non solo le auto erano pochissime, ma erano anche viste come lusso occidentale.
Le strade erano inadatte. La gente si muoveva a piedi, in bici o in treno.
E lui propone: “Facciamo automobili. Da zero. In Giappone.”
Fu preso per matto. Davvero. Gli stessi membri del consiglio aziendale dissero: “Questo progetto è troppo rischioso. Rovina la reputazione della famiglia. Caro Kiichiro, torna ai telai.”
Ma lui non tornò indietro. Fece una cosa straordinaria: vendette il brevetto del telaio automatico del padre all’azienda inglese Platt Brothers.
Sai perché? Per finanziare la divisione automobilistica, che ancora neanche esisteva.
Pensa alla forza di un gesto del genere: vendere l’eredità per costruire un sogno. Non ereditare il successo, ma guadagnarselo con coraggio.
E così nasce la Toyota Motor Corporation, nel 1937.
Il primo prototipo? Il Model A1, completato nel 1935. Il primo veicolo prodotto in serie? La Toyota AA. Nome non particolarmente eccitante.
Non era perfetta. Era una copia migliorata di una Crysler. Ma sapeva già cosa sarebbe diventata: una rivoluzione su quattro ruote.
Tuttavia, non è andato tutto liscio. Durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione si ferma. Le fabbriche vengono bombardate. L’azienda è sull’orlo del collasso.
Nel 1950, pochi anni prima della sua morte, Kiichiro deve fare i conti con una crisi profonda. I conti non tornano.
Lui si assume tutta la responsabilità e… si dimette.
Sì, hai capito bene. Si dimette. Il fondatore della Toyota lascia il timone, per non affondare la nave.
Un atto di leadership, ma anche di amore. Pochi mesi dopo morirà di un infarto.
Ma cosa lascia in eredità? Un’azienda che, pochi anni dopo, sarebbe diventata leader mondiale, e un principio che oggi è scritto in tutte le business school:
“Costruisci persone prima che auto.”
Cambiare lavoro: cosa ci insegna la storia di Toyota
Quando ti senti giù, quando ti sembra che nessuno creda nella tua idea, quando ti dicono “non si può fare”, pensa a Kiichiro Toyoda.
Non aveva tutto sotto controllo. Ma aveva una visione. E soprattutto, aveva le palle di crederci fino in fondo.
Kiichiro non era un genio calato dal cielo. Ok, aveva i soldi, direte voi. Ma i soldi non bastano. Quanti figli di grandi imprenditori hanno fatto fiasco?
Kiichiro era uno che si è fatto mille domande e ha scelto una risposta: fare.
Magari anche tu hai un’idea. Un cambio di lavoro in mente. Un progetto lasciato in stand-by da troppo tempo. E ogni volta che pensi “ora lo faccio”, succede qualcosa: la paura, la confusione, la voce nella testa che dice “ma chi te lo fa fare?”
E invece… chi ti ferma?
Ok, ti starai chiedendo: “Bellissima storia, ma io non sto costruendo una casa automobilistica… sto cercando di cambiare lavoro, reinventarmi, capire dove andare a parare.”
Giustissimo. Allora vediamo 3 lezioni pratiche che Kiichiro ci lascia, anche se non abbiamo una fabbrica e non parliamo giapponese (tranne magari sapere le parole sushi e arigatoooo).
PUNTO NUMERO 1: segui la tua intuizione, anche se va fuori strada
Kiichiro aveva tutto: una strada già tracciata, un’azienda di famiglia, un futuro sicuro.
Ma ha detto no.
Perché sentiva che c’era qualcosa di più grande che lo chiamava. E ha scelto di ascoltarlo.
Anche tu hai una voce dentro.
Non quella che ti giudica. Quella che ti spinge. Quella che sussurra “potresti fare di più”.
Ignorarla è comodo.
Ascoltarla è il primo passo per cambiare davvero.
PUNTO NUMERO 2: costruisci anche se non è perfetto
Lo sapevi che la prima macchina Toyota era un po’… traballante? Ma l’hanno prodotta lo stesso. Perché volevano imparare facendo.
Tu invece aspetti il corso giusto, la certificazione, ma il momento perfetto non esiste.
Fai. Prova. Sbaglia.
Ti assicuro che imparerai molto di più in 3 mesi di tentativi che in 3 anni di preparazione.
PUNTO NUMERO 3: migliora ogni giorno dell’1%
Toyota è diventata famosa per una cosa: il miglioramento continuo, o kaizen. Non “oggi rivoluziono tutto”, ma “oggi miglioro di un centimetro”.
Vuoi cambiare lavoro?
- Inizia col riscrivere il CV
- Domani aggiorna LinkedIn
- Dopodomani manda una candidatura
- Poi chiama un amico
- Poi studia mezz’ora
Il punto Non è SE ce la farai. È QUANDO ce la farai, se non molli.
La storia di Kiichiro ci dice che i sogni non si realizzano quando sei pronto, ma quando decidi che è il tuo momento.
E non serve una fabbrica per costruire qualcosa di grande. Basta una scelta.
Anche oggi puoi scegliere:
- di restare dove sei, nella tua comfort zone (che poi tanto comoda non è)
- oppure fare quel primo passo imperfetto verso la tua versione migliore.
Perché, ricordalo sempre… la perfezione è una scusa. Il momento è adesso. Now or Never
E ORA TOCCA A TE!
Fai pratica con i nostri esercizi: il segreto per migliorare è nella costanza e nella determinazione. Non aspettare il momento perfetto – il momento è adesso, Now or Never! Mettiti in gioco con impegno e vedrai come i piccoli passi portano a grandi trasformazioni.
Seguire le tue passioni e fissarti degli obiettivi ti fa paura? Non ti preoccupare, puoi allenarti per rendere meno insidiosi i tuoi pensieri e potenziare le emozioni che ti danno fiducia!
Ecco un po’ di esercizi che puoi fare: